Alcune condizioni aumentano il rischio dell’insorgenza dell’acufene. Tra queste sicuramente:
L’acufene è un sintomo audiologico per cui lo specialista di riferimento che per primo deve essere consultato è l’audiologo il quale dopo aver sottoposto il paziente ad un colloquio iniziale ed una serie di esami, stabilirà il percorso terapeutico indicato per il paziente.
Gli esami audiologici sono vari e comprendono:
A seconda delle esigenze personali del paziente possono essere indagati i potenziali evocati uditivi o altri test audiologici ancora più approfonditi.
Inoltre a seconda dei sintomi presenti, l’audiologo potrà coinvolgere altri specialisti, cioè adottare un approccio multidisciplinare nella terapia dell’acufene, in particolare lo psicologo e lo gnatologo, i quali dovranno diagnosticare l’eventuale presenza di una componente emotiva e di una componente somatosensoriale dell’acufene.
L’obiettivo sarà un approccio multidisciplinare all’acufene attraverso cui questo disturbo audiologico sarà aggredito su tutti i fronti. Ciò comporterà un rapido depotenziamento del sintomo, fino alla sua scomparsa.
E’ possibile guarire dall’acufene? Certo che è possibile!
Esiste la possibilità di curare l’acufene. Questo è un messaggio che vorrei comunicarvi a chiare lettere. Troppi pazienti si sentono dire che non ci sono soluzioni per l’acufene. Questo oltre ad essere falso, non fa che peggiorare il sintomo.
All’insorgenza del disturbo è necessario però rivolgersi il più presto possibile a professionisti specializzati nella cura di questo problema.
Come per la diagnosi, anche per la terapia dell’acufene l’approccio più valido è quello multidisciplinare.
Il percorso di cura principale è ovviamente quello audiologico. In quest’ambito la TRT , Tinnitus Retraining Therapy, è la terapia più accreditata. E’ un a terapia introdotta negli anni novanta dal neurofisiologo polacco Jastreboff. Consiste nella stimolazione sonora eseguita tramite apparecchi acustici, piccoli e discreti posizionati dietro il padiglione auricolare. I generatori erogano rumore bianco, un suono neutro opportunamente modulato sull’intensità del proprio acufene che non ha la funzione di mascherarlo, bensì di attenuarne l’intensità
Uno dei punti cardine della terapia è quella che viene chiamata “habituation” Una condizione che si raggiunge grazie alla neuroplasticità del sistema nervoso, il quale a furia di sentire un suono simile a quello dell’acufene, ma meno invasivo e fastidioso, si trasforma, abituandosi all’acufene e smettendo di catalogarlo come segnale pericoloso e finendo per non percepirlo più.
Parallelamente alla terapia audiologica, se ve ne sono le indicazioni, il paziente potrà seguire un percorso di psicoterapia. Le più indicate sono le terapie cognitivo-comportamentali, chiamate anche Cognitive Behavioural Therapy (CBT), che hanno l’obiettivo di insegnare al paziente come adattarsi e come gestire attivamente il proprio disturbo, aiutandolo ad affrontare ansia e depressione che spesso ne conseguono.
In fine, nei casi in cui sia presente una componente somatosensoriale dell’acufene, il paziente dovrà sottoporsi ad un percorso riabilitativo delle disfunzioni presenti nel distretto cranio cervico mandibolare. L’obiettivo è riportare in questo distretto un’armonia funzionale, facendo il modo che il messaggio neurologico proveniente da questo territorio ritorni ad essere neutro e che smetta così di influenzare la via neurologica dell’udito, favorendo l’acufene.
Talvolta se la disfunzione riguarda principalmente il tratto cervicale della colonna vertebrale, lo gnatologo coinvolgerà nel percorso terapeutico anche l’osteopata o il fisioterapista. Va detto però che purtroppo l’acufene non risponde bene a tutti i percorsi riabilitativi del distretto mandibolo-cranico, infatti alcuni percorsi gnatologici possono addirittura peggiorarlo.
Il percorso di riabilitazione gnatologica neuromiofasciale in questi casi si presenta come la migliore strada per fare diagnosi di acufene somatosensoriale, ma soprattutto per riabilitare la relazione mandibolo-cranica. A differenza di altri approcci gnatologici, la gnatologia neuromiofasciale si concentra sugli aspetti neurologici della riabilitazione del territorio cranio cervico mandibolare. Durante i percorsi riabilitativi monitora costantemente il messaggio cervicale e trigeminale, modulandolo e facendo in modo che esso sia migliorativo per il disturbo dell’udito.
La Dott.ssa Paola Miglietta e l’equipe dello studio Miglietta sono pronti ad aiutarti e seguirti nella cura e successiva riabilitazione dei problemi legati all’acufene.