Acufene: fattori scatenanti e percorso di cura

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Fattori che aumentano il rischio di acufene

Alcune condizioni aumentano il rischio dell’insorgenza dell’acufene. Tra queste sicuramente:

  •  l’età è un fattore di rischio determinante: negli anziani, in cui più frequentemente si verifica una perdita dell’udito,  l’acufene può insorgere con più facilità;
  • l’esposizione al rumore: alcune categorie di lavoratori, più soggette ad esposizioni a suoni forti corrono più rischio di acufene ( lavoratori edili, musicisti, e soldati);
  • alcuni hobby come la caccia o ascoltare la musica ad alto volume o ascoltare la musica usando le cuffie;
  • stili di vita: fumo di sigarette, il consumo di alcolici, l’obesità e l’alimentazione potrebbero indirettamente favorire la percezione dell’acufene, sia per i loro effetti circolatori, sia perché favoriscono la patologia da reflusso che a sua volta si può ripercuotere sull’attività tubarica favorendo la maggior percezione dell’acufene;
  • la presenza di fattori genetici: teorie recenti suppongono la possibilità di una predisposizione genetica all’acufene. Secondo alcuni studi sembrerebbe che fratelli di persone con acufene abbiano un duplice rischio di sviluppare a loro volta questo sintomo rispetto alla popolazione generale;
  • l’uso di alcuni farmaci ototossici. 

A chi rivolgersi per curare l’acufene

L’acufene è un sintomo audiologico per cui lo specialista di riferimento che per primo deve essere consultato è l’audiologo il quale dopo aver sottoposto il paziente ad un colloquio iniziale ed una serie di esami, stabilirà il percorso terapeutico indicato per il paziente.

Gli esami audiologici sono vari e comprendono:

  • L’audiometria tonale che deve includere le alte frequenze. Spesso l’audiometria è eseguita su un intervallo ristretto di frequenze, questo non permette di verificare l’effettiva esistenza di un danno dell’udito; tale danno potrebbe riguardare frequenze  esterne al range cui l’orecchio è più sensibile, cioè dai 2000 Hz ai 5000 Hz, e pertanto pur essendo presente potrebbe non essere percepito dal paziente che non è percepito dal paziente.
  • Acufenometria.
  • La timpanometria.
  • Lo studio del riflesso stapedialee.
  • Le otoemissioni acustiche.

A seconda delle esigenze personali del paziente possono essere indagati i potenziali evocati uditivi o altri test audiologici ancora più approfonditi.

Inoltre a seconda dei sintomi presenti, l’audiologo potrà coinvolgere altri specialisti, cioè adottare un approccio multidisciplinare nella terapia dell’acufene, in particolare lo psicologo e lo gnatologo, i quali dovranno diagnosticare l’eventuale presenza di una componente emotiva e di una componente somatosensoriale  dell’acufene.

L’obiettivo sarà un approccio multidisciplinare all’acufene  attraverso cui questo disturbo audiologico sarà aggredito su tutti i fronti. Ciò comporterà un rapido depotenziamento del sintomo, fino alla sua scomparsa.

Percorso di cura dell’acufene

E’ possibile guarire dall’acufene? Certo che è possibile!

Esiste la possibilità di curare l’acufene. Questo è un messaggio che vorrei comunicarvi a chiare lettere. Troppi pazienti si sentono dire che non ci sono soluzioni per l’acufene. Questo oltre ad essere falso, non fa che peggiorare il sintomo.

All’insorgenza del disturbo è necessario però rivolgersi il più presto possibile  a professionisti specializzati nella cura di questo problema.

Come per la diagnosi, anche per la terapia dell’acufene l’approccio più valido è quello multidisciplinare.

Il percorso di cura principale è ovviamente quello audiologico. In quest’ambito la TRT , Tinnitus Retraining Therapy, è la terapia più accreditata. E’ un a terapia introdotta negli anni novanta dal neurofisiologo polacco Jastreboff. Consiste nella stimolazione sonora eseguita tramite apparecchi acustici, piccoli e discreti posizionati dietro il padiglione auricolare. I generatori erogano rumore bianco, un suono neutro opportunamente modulato sull’intensità del proprio acufene che non ha la funzione di mascherarlo, bensì di attenuarne l’intensità

Uno dei punti cardine della terapia è quella che viene chiamata “habituation” Una condizione che si raggiunge grazie alla neuroplasticità del sistema nervoso, il quale a furia di sentire un suono simile a quello dell’acufene, ma meno invasivo e fastidioso, si trasforma, abituandosi all’acufene e smettendo di catalogarlo come segnale pericoloso e finendo per non percepirlo più.

Parallelamente alla terapia audiologica, se ve ne sono le indicazioni, il paziente potrà seguire un percorso di psicoterapia. Le più indicate  sono le terapie cognitivo-comportamentali, chiamate anche Cognitive Behavioural Therapy (CBT), che hanno l’obiettivo di insegnare al paziente come adattarsi e come gestire attivamente il proprio disturbo, aiutandolo ad affrontare ansia e depressione che spesso ne conseguono.

In fine, nei casi in cui sia presente una componente somatosensoriale dell’acufene, il paziente dovrà sottoporsi ad un percorso riabilitativo delle disfunzioni presenti nel distretto cranio cervico mandibolare.  L’obiettivo è riportare in questo distretto un’armonia funzionale, facendo il modo che il messaggio neurologico proveniente da questo territorio ritorni ad essere neutro e che smetta così di influenzare la via neurologica dell’udito, favorendo l’acufene.

Talvolta se la disfunzione riguarda principalmente il tratto cervicale della colonna vertebrale, lo gnatologo coinvolgerà nel percorso terapeutico anche l’osteopata o il fisioterapista. Va detto però che purtroppo l’acufene non risponde bene a tutti i percorsi riabilitativi del distretto mandibolo-cranico, infatti alcuni percorsi gnatologici possono addirittura peggiorarlo.

Il percorso di riabilitazione gnatologica neuromiofasciale in questi casi si presenta come la migliore strada per fare diagnosi di acufene somatosensoriale, ma soprattutto per riabilitare la relazione mandibolo-cranica. A differenza di altri approcci gnatologici, la gnatologia neuromiofasciale si concentra sugli aspetti neurologici della riabilitazione del territorio cranio cervico mandibolare. Durante i percorsi riabilitativi  monitora costantemente il messaggio cervicale e trigeminale, modulandolo e facendo in modo che esso sia migliorativo per il disturbo dell’udito.

ACUFENE e GNATOLOGIA - Terza Parte

Pensi di soffrire di ACUFENE?

La Dott.ssa Paola Miglietta e lequipe dello studio Miglietta sono pronti ad aiutarti e seguirti nella cura e successiva riabilitazione dei problemi legati all’acufene.